Racconto estratto dalla raccolta L’air de rien di Hélène Dormond.
Traduzione di Walter Rosselli
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Altre opere della stessa autrice :
Liberté conditionnelle : https://pdl.testpreprod.ch/produit/liberte-conditionnell
QUESTIONE DI GUSTI
L’importante è non perdere questa bella aria sicura di sé. Ho sacrificato un mese di indennizzi disoccupazione per offrirmi cinque ore con il mio coach Jules-Simon Seligmann. Un investimento da far fruttificare entro un’ora. Questo lavoro è per me! Pensa positivamente, credi in te, Monique, è la chiave del successo! Hai già ottenuto un colloquio, il tuo curriculum è inattaccabile, questa volta trasformi finalmente il provino.
Oltretutto mi ha fatto sgobbare, Jules-Simon! Giochi di ruolo filmati, domande trabocchetto, tentativi vari di sbilanciarmi, abbiamo disinnescato tutti i trabocchetti nei quali potrei cadere.
Non lascio nulla al caso, conosco il copione a memoria.
Primo, rispettare i codici vestimentari. La camicetta, o.k. Classica e allo stesso tempo sportiva, scollatura carina ma non provocante, caso mai il reclutatore sia una reclutatrice. Non bisogna suscitare gelosie. Idem per le scarpe: tacchi per dar spicco alle gambe ma non troppo alti, caso mai il futuro padrone abbia origini pigmee. La vista dall’alto sulla calvizie incipiente del gran capo mi potrebbe costare il posto.
Per l’appuntamento, tutto sotto controllo. Margine di un’ora per non arrivare in ritardo, scapigliata e grondante. Mi piazzo nel bistrò di fronte alla ditta. Incomodata dagli effluvi di caffè, rileggo le domande e soprattutto le risposte preparate con Jules-Simon.
Attenzione, ora acca meno tre minuti, è ora di andare ad annunciarmi alla réception.
– Buongiorno, sono Monique Jordan, ho un appuntamento per il posto di capoprogetto.
La signorina agita alcune carte poi finalmente alza il capo e mi lancia uno sguardo di cobra. Sfodero il mio sorriso più piatto.
– Si accomodi in sala d’aspetto.
Sì, fai la furba, potresti essere ai miei ordini a inizio aprile.
La sala d’attesa è ammobiliata con poltrone d’avorio. Piante verdi esuberanti, una fontana che sputacchia su una palla di granito, uno specchio. Mi trattengo dal verificare il mio aspetto. Caso mai sia uno specchio senza stagno. I reclutatori, da dietro il vetro, analizzeranno ogni mio atteggiamento e gesto. Sarebbe inopportuno offrirgli una smorfia rimettendo una patina di rimmel. Non mi so truccare gli occhi senza aprire la bocca. Nessun bisogno di svelare loro i miei punti deboli.
Prendo una rivista e la sfoglio assumendo un’aria distesa. Asciugo il sudore delle mie dita su modelle impeccabili.
Sono quindici minuti che aspetto il Messia. Pulsazioni a 95, pressione a 140 su 90, respira, Monique. Non puoi farti cogliere alla sprovvista, Jules-Simon è il migliore.
Citerai loro le tue migliori qualità: dinamica, unificatrice, creativa. I tuoi difetti che invero non lo sono: autentica, ultraperseverante, un po’ autoritaria. Gli presenterai il modello di leader carismatico che desiderano.
Dei passi si avvicinano. Mi trapianto un’aria seducente sul viso.
L’uomo che entra è piuttosto piccolo (ho visto giusto, coi tacchetti), bruno, qualunque.
– Buongiorno, sono Alban Blanchod, direttore commerciale di Merinas. Mi spiace per il ritardo.
– Si figuri… Piacere.
– Mi segua, per favore.
Mi introduce in una vasta sala di riunioni. Un gran tavolo dietro al quale sono allineati tre giurati. Due donne, un uomo. Il direttore commerciale si unisce a loro e mi fa cenno di accomodarmi.
– Si metta comoda, discuteremo liberamente. Cosa posso offrirle, tè o caffè?
Vacillo all’apertura del fuoco. La domanda non è certo innocente. Che cosa rispondere? Jules-Simon non ha mai accennato all’eventualità di dover fare tale scelta. Con quello che mi è costato! Eccomi già presa alla sprovvista.
Gli sorrido, prendo il tempo di accomodarmi sulla sedia che mi hanno indicato. Come un cigno, esibisco un’aria calma alla superficie mentre sott’acqua sto remando a più non posso. Riassumiamo il dilemma.
Che cosa mi richiama il caffè? Pulsazioni cardiache, riflussi acidi, sudori freddi… Quanto al tè, mi provoca nausea, vampate, contrazione delle papille. Bere l’uno o l’altro equivale a mettermi al tappeto prima di aver cominciato il colloquio. Declinare l’offerta sarebbe vera maleducazione. E sembra impensabile se dietro questa proposta si trova un’intenzione. Un primo test per osservare se la candidata sa scegliere. E soprattutto che scelte fa. Ecco i nuovi metodi per scoprire i tratti della personalità dei futuri impiegati. Jules-Simon non è più aggiornato. Percorro il tavolo con lo sguardo. Nessun indizio, non c’è la minima tazza di fronte ai membri della direzione. Devo guadagnare tempo.
– Grazie, molto gentile.
Le ipotesi si urtano nella mia mente. Per un posto di leader il caffè sarebbe più adeguato. Il simbolismo è più dinamico, virile di quello della tazza di tè in cui le signore anziane intingono il biscotto per rammollirlo. Ma il carattere aspro, grezzo, troppo radicale dell’arabica, potrebbe auspicare uno stile di gestione all’antica. Del resto, se scelgo il caffè sono solo all’inizio di una successione di opzioni. Mi perderò nella gamma di varietà proposte dal bel George. Scegliere una capsula a casaccio. Rivelare un tratto di personalità che non si confà con il posto e, colmo del colmo, ancor meno alla mia vera natura.
Quanto al tè, ha trovato un nuovo slancio grazie alla moda del tè verde. Bevanda tipica della persona sportiva, sana e alla moda. Una scelta comunque minoritaria. Formulo l’ipotesi che gli uomini che ho di fronte preferiscono il caffè. Delle due donne presenti, probabilmente solo una sceglierebbe il tè.
Deglutisco. Quattro persone aspettano la mia decisione. Non c’è più tempo per riflettere, scelgo la franchezza:
– Preferirei un bicchier d’acqua, non bevo mai bevande calde.
Le espressioni di fronte a me si contraggono. Visi increduli, sopracciglia alzate.
Ecco. Posso andarmene ancor prima di essermi presentata. Dopo aver sabotato il mio colloquio rifiutando di entrare nello stampo dell’impresa, di giocare il gioco dei loro metodi di reclutamento. Mi sto apprestando ad alzarmi quando la responsabile delle risorse umane interviene.
– Davvero non beve nessuna bevanda calda?
Scuoto la testa con aria dispiaciuta.
– Interessante. Il fatto di bere bevande calde ci aiuta a riequilibrare la nostra energia. Se lei non ne sente il bisogno, deve essere naturalmente molto equilibrata. Del resto ciò si intravede nel suo atteggiamento posato.
– Sì, è proprio così… Vogliamo proseguire con le altre qualità principali mie?