Racconti inediti – Rachel Zufferey
Traduzione di Walter Rosselli
Altre opere della stessa autrice:
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Le fils du Highlander:https://pdl.testpreprod.ch/produit/le-fils-du-highlander
L’Héritière de la Pupille:https://pdl.testpreprod.ch/produit/lheritiere-de-la-pupille
KALYSTIE
Scendo lentamente i gradini della lunga e stretta scala di pietra. Sono incrostati di sporcizia. Il luogo è buio, appena rischiarato da alcune torce ogni venti scalini. Mi avvicino sempre più ai bassifondi della terra. Vedendomi arrivare, la guardia mi apre la pesante porta di ferro, inchinandosi. Sento la paura spirare da ogni poro della sua pelle. Inebriante. Con passo sicuro m’insinuo nel sinistro corridoio, nero, bordato da celle dalle sbarre sporche e arrugginite. Di tanto in tanto getto un’occhiata ma non perdo tempo a fermarmi.
Almeno finché qualcuno non mi afferra bruscamente per un braccio.
-Kallie…
L’uomo ritira la mano non appena la vipera attorcigliata attorno alle mie spalle scivola lungo il mio braccio per morderlo, soffiando minacciosamente. Lentamente mi giro verso colui che fu l’amore della mia vita.
-Grey, mormoro come se degustassi una leccornia.
È in uno stato pietoso. Torturato da una settimana, il viso ricoperto di sangue rappreso, i capelli, un tempo d’un biondo puro e splendente, ormai sciupati e… a guardarci bene, ne mancano. Quanto al suo corpo…
Il mio sguardo percorre i suoi muscoli ancora possenti, il suo torso perfetto e imberbe, le sue cosce atletiche. È coperto di piaghe aperte, sanguinanti. Presagisco che il suo dorso deve essere a brandelli. Al solo pensiero il mio sorriso si allarga, e ancor di più quando il suo sguardo smeraldino passa dal mio terrificante viso al serpente attorno al mio collo.
-Kallie, ti prego. Non farlo, arriva ad articolare, con la voce rauca a forza di gridare la propria impotenza.
-Non farlo cosa?
-Tu puoi far cessare tutto, sai?
-Smettere quando ho appena cominciato? Suvvia, non sarebbe ragionevole.
-Kallie…
Muove un passo nella mia direzione. Ma la mia vipera soffia, allora s’immobilizza. La situazione mi diverte e avanzo aggrappandomi alle sbarre.
-Non aver paura, Syra morde solo se glielo ordino io… o se vengo minacciata. Ma tu non saresti tanto pazzo da farlo, nevvero?
Per dar peso ai miei propositi inclino leggermente la testa su un lato, battendo le palpebre con aria quasi innocente. Muove un altro passo verso di me. Attorno al mio collo, Syra si muove, diffidente.
-Kallie, so che mi odi, e che è colpa mia. Ma ti prego, fai cessare tutto questo finché sei in tempo. Altrimenti sarai dannata.
-Lo sono già…
Passo la mano tra le sbarre per accarezzare teneramente il suo viso. È sorpreso e la sua mano viene a posarsi sulla mia, come per guidarmi. Si avvicina ancora. Ora il suo viso è posato contro le minuscole aperture della sua cella. Un torrente di lava si propaga nelle mie vene mentre mi protendo per deporre un bacio intriso di rabbia sulle sue labbra. Reagisce forzando il passaggio nella mia bocca. Se fossi ancora colei che aveva conosciuto, l’avrei lasciato fare senza indugio, senza pensieri. Ma questa volta… Malgrado i brividi che percorrono la mia schiena. Malgrado il calore che sento nascere fra le mie cosce. Assolutamente no!
Rapida e fugace come il vento, prendo il suo labbro inferiore fra i denti e lo mordo finché stilla una goccia di sangue. È il segnale. Syra soffia e, con un brusco movimento della testa, conficca i suoi denti velenosi nel collo di Grey che urla di dolore prima di cadere al suolo.
-Brava piccola mia, dico baciando il capo di quella che ormai non mi lascia più.
Poi, senza uno sguardo verso l’uomo che giace agonizzando al suolo, mi allontano. I pochi rumori che potevano fare gli altri prigionieri si sono completamente evaporati. Sperano tutti che li ignori. Ebbene, oggi è il loro giorno fortunato.
Davanti all’ultima cella sta Azmaël, il più coriaceo dei miei demoni. S’inchina quando mi fermo accanto a lui, poi arretra incontrando lo sguardo di Syra.
-Come sta?
-Un po’ malconcia, ma ve l’abbiamo lasciata in buono stato.
-Perfetto. Tenetevi pronti.
-Ai vostri ordini, Mia Signora.
Penetro nella cella. Inginocchiata contro il muro, le braccia incatenate, la testa reclina sul petto denudato, sta colei che più odio al mondo.
-Benvenuta nel mio inferno, Léanne.
Lentamente, la giovane donna rialza il capo, i suoi capelli si scostano per lasciar vedere il suo viso di porcellana. Perfetto, non hanno sciupato questa parte.
-Kallie ?
-Adesso mi chiamano Kalystie.
È terrorizzata. Lo sento. Il mio corpo reagisce. Il fuoco che covava nelle mie vene s’infiamma di nuovo in una sensazione di gaudio.
-Non… non eri…?
-Morta?
Allargo le braccia abbozzando un leggero movimento d’onda a livello delle spalle. Syra scivola lungo il mio braccio, poi scende sulla vita, sulle gambe, prima di finire al suolo dove si raddrizza in tutta la sua lunghezza, soffiando.
-Sono morta. Ma ho diritto a una seconda possibilità.
E di fronte all’aria terrorizzata di Léanne, spiego le mie ali, cupe come le tenebre.
-Che cosa sei? geme.
-Un angelo, mia dolce Léanne. Sono un angelo.
-Gli angeli sono esseri buoni.
-Non tutti, mormoro.
Trema. Questo nuovo attacco di paura mi incita ancora di più.
-Che cosa ti aspetti da me? Che cosa vuoi?
-Voglio che urli di dolore.
-Ma… perché? Non… non ti ho mai fatto niente…
-Ah no? Dolce e innocente Léanne! Il semplice fatto che tu esista ha intralciato la mia esistenza. Vedi, mi sono giurata di far pagare la mia morte a tutti coloro che sono stati, a un momento o all’altro, in contatto con me. E figurati che tu sei in testa alla mia lista…
-Ma…
-Basta!
Alzo la mano e chiudo il pugno. Di fronte a me, la giovane donna sgrana gli occhi di stupore, mentre la sua bocca si apre e si chiude come quella di un pesce che cerca di respirare fuori dall’acqua. Soffoca. E più ha paura, più il mio corpo crepita d’eccitazione. Poi allento la presa. Tossisce. Sputa. Cerca di regolarizzare il respiro. La osservo col sorriso sulle labbra. Questa partita di tortura sarà la migliore di tutta la mia vita.
Però una luce vivida e pura invade improvvisamente la cella, immobilizzando Léanne nel suo dolore.
-Kalystie! chiama una voce piena d’autorità dietro di me.
-Adesso no, sono occupata.
-Sei convocata.
Appoggio il mento sulla spalla lanciando allo stesso tempo uno sguardo infastidito all’arcangelo, abbagliante per bellezza e saggezza, che si è insinuato nel mio universo.
-Sariel, disturbi i sogni di questa giovane donna…
Il suo sguardo si fa più severo, ciò che non avrei creduto possibile alcuni istanti prima.
-Lascia in pace i sogni degli umani.
-Me l’hai già detto, ma sono tenace.
-Per questo sei convocata! Sarai castigata, Kalystie.
Svio lo sguardo per osservare la misera, minuscola cosa fragile ai miei piedi.
-Sono già castigata, mormoro.
Lungo la mia gamba, Syra ha ripreso la sua ascensione per ritrovare il suo posto attorno alle mie spalle.
-Sbrigati, Kalystie! ordina Sariel. Non fare attendere il Consiglio.
-Che cosa succederà se non mi presento?
-Ti troverai decaduta senza avere avuto modo di spiegarti.
La luce scompare, lasciando di nuovo il posto alle tenebre. Léanne ricomincia a tossire, e le lacrime solcano le sue guance.
A costo di decadere…
Mi avvicino, mi inginocchio davanti alla giovane donna e mormoro al suo orecchio:
-Tornerò a trovarti, dolce Léanne…
Con una carezza dolce e allo stesso tempo brutale, le apro la guancia su tutta la sua lunghezza con la punta dell’unghia. Poi, richiudendo le mie ali attorno a me, mi lascio avvolgere dalle tenebre.
Tradotto dal francese da Walter Rosselli
Titolo originale: Kalystie
© Rachel Zufferey, 2015
© per la traduzione italiana, Walter Rosselli, 2016