Racconto estratto dalla raccolta La fin des haricots di Cornélia de Preux.
Traduzione di Walter Rosselli
Disponibile su : https://pdl.testpreprod.ch/produit/la-fin-des-haricots
Altre opere della stessa autrice:
L’Aquarium : https://pdl.testpreprod.ch/produit/laquarium
Le chant du biloba : https://pdl.testpreprod.ch/produit/le-chant-du-biloba
La cittadina in cui si leggeva senza ritegno
C’era una volta una cittadina in cui si leggeva sempre e dappertutto. Addossati a un albero, sdraiati sull’erba o seduti su una panchina, nell’autobus, facendo la coda alla posta, comodamente collocati a casa propria su una morbida poltrona o nella vasca da bagno.
Si leggeva dunque senza ritegno in quella cittadina. C’erano più librerie che farmacie, più biblioteche che banche, più stamperie e tipografie che garage, più case editrici che agenzie di viaggio. Si costruivano le case con le biblioteche integrate. I pavimenti erano rinforzati fin da principio per sostenere il peso dei libri. Le strade recavano nomi di scrittori. Sulle piazze, le statue raffiguravano grandi e piccoli lettori.
La sera si organizzavano letture presso l’uno o l’altro. E su tutto l’arco dell’anno si tenevano avvenimenti sul tema della parola e delle lettere. Le 24 ore della favola, la maratona del romanzo, la settimana del racconto, il mese del giallo. Talvolta perfino dettati impegnativi, un torneo di scarabeo, parole crociate giganti. I programmi radio e televisivi presentavano trasmissioni dedicate ai libri, quali Voulez-vous lire avec moi ?, Che bella rima che fae la Slamacademy. Esisteva anche una manifestazione intitolata Vincere librie un concorso da Guinness dei primati per la lettura senza pausa più lunga del mondo.
Nessuno sarà sorpreso scoprendo che la maggior parte dei mestieri praticati in quella cittadina fossero inerenti al libro. La gente era… aiutatemi, sì, quali erano le professioni degli abitanti di quella cittadina? Scrittore, raccontatore, tipografo, editore, distributore, libraio, bibliotecario, rilegatore, grafico, correttore. C’erano perfino dei libraccessoristi, una serie di creatori la cui vocazione era di rendere piacevole l’attività della lettura dal punto di vista del gesto, della posizione, della luce. Uno di loro aveva ideato un salvagente per libri per la vasca da bagno e la piscina, un altro un girapagine automatico a ventosa. Un altro ancora aveva fatto fortuna grazie a un modello di berretti da notte con lampadina incorporata. Quelle lampade possedevano qualità rivoluzionarie. La prima era che il fascio di luce non si discerneva oltre un raggio di trentacinque centimetri. In caso d’insonnia si poteva quindi finire il thriller senza svegliare la propria dolce metà. Secondo atout: si spegnevano automaticamente se il lettore si assopiva.
E poi la cittadina ospitava alcuni personaggi, appassionati, patiti dei libri, che davano tutto il loro tempo e la loro energia al servizio della causa della scrittura.
Cominciamo dagli scrittori. Se occorre ricordarne uno, è Stacanopenna. Non usciva mai, salvo per firmare il suo ennesimo bestseller. Non aveva tempo. Scrivere, scrivere e scrivere ancora, è tutto ciò che faceva. Poi, impossibile non parlare di Zenodoto. Zenodoto portava una cresta da punk rossa e occhiali spessi come oblò. Zenodoto però non riconosceva mai nessuno. C’era da credere che solo i libri entrassero nel suo campo visivo. Ma nessuno lo biasimava, era talmente utile alla comunità! Zenodoto era una vera enciclopedia e se si cercava un’opera in qualsiasi disciplina, comune, confidenziale o rara, uno scritto scomparso o esaurito, ci si rivolgeva a lui.
C’era anche la raccontatrice Memory che conosceva a memoria mille racconti, favole e leggende di tutto il mondo, e Abracadabra, la piccola rossa dalla testa di passero che inventava storie su misura, tristi, divertenti, soprannaturali, crudeli. D’altronde ci si chiedeva dove andasse a prenderle: la sua testa era così piccola… E poi c’era la libraia Sfoglietta. Era stata eletta sette volte di seguito libraia dell’anno. Se non si sapeva che libri regalare, bastava darle alcune parole chiave sulla persona che avrebbe ricevuto il dono, evocare una passione, un hobby, una preoccupazione attuale e lei partiva alla caccia e snidava il libro adeguato. Una perla! Come faceva ad assorbire tutti quei testi, a ingurgitare tutti i dettagli, a ricordare precisamente i personaggi, i temi, le trame e i colpi di scena? Probabilmente non dormiva mai e doveva leggere alla velocità della formula uno!
Occorre menzionare anche il correttore Ergo, un maniaco, un pignolo, un cacciatore di sbagli, di scorrettezze, d’inesattezze ortografiche e grammaticali come non se ne trovano più. E Cantorecchi… il poeta che componeva tre poesie al giorno e parlava solo in versi e in rima, perfino in sogno. Infine, non dimentichiamo il rilegatore Bonincuvertus che in un batter d’occhi assemblava un documento secondo i desideri del cliente, rilegature in cuoio, cuoio argentato o dorato, ogni sorta di pelle, pergamena, bufalo, capra, vacchetta al vegetale, di tessuto, di tela, di carta goffrata, di metallo, di rame smaltato, con o senza fermaglio…
La cittadina avrebbe dunque potuto vivere tranquillamente al ritmo dei libri fino alla fine dei tempi.
Ma la vita non è un lungo libro tranquillo.
Il vento girò il giorno in cui nacque Xud, un iperattivo, come ne vengono diagnosticati molti ai nostri giorni. Non rimaneva fermo un minuto, parlava forte e gli costava molta fatica concentrarsi su un’attività per più di tre minuti. Xud odiava leggere. Appena si degnava a gettare un’occhiata a libri illustrati e a fumetti. Ma testi nudi, solo lettere, parole e frasi, puah! Già da piccolo preferiva il monopoly allo scarabeo. Già da piccolo sognava di vivere in una casa senza libri, una città senza libri. Affari suoi, mi direte… Il fatto è che Xud era un leader, un tiranno, e che coinvolgeva gli altri nelle sue follie.
E faceva rilucere lingotti ai loro occhi. «Berrete champagne, mangerete tartare di manzo Wagyu e caviale di Frutigen ogni giorno». E proclamava di avere grandi progetti per la cittadina, di volerla trasformare in una metropoli alla moda, farla uscire dalla sua contemplazione, dal suo immobilismo, farne una città d’affari, opulenta, sfavillante…
A poco a poco, Xud ascese i gradini fino a diventare sindaco della cittadina.
Le insegne cambiarono. Le banche, gli studi psichiatrici, le agenzie d’assicurazione, le boutique di moda, quelle di cianfrusaglie fiorirono e sostituirono le librerie, le stamperie, le biblioteche e i libraccessoristi. Stacanopenna perse l’ispirazione. Sfoglietta cadde in una profonda depressione. Abracadabra si trasformò in fontana di lacrime. Quanto a Zenodoto, la sua cresta punk diventò di neve e la sua erudizione si bucò come un Emmental.
La cittadina rincretinì.
Questa situazione durò una, due, tre generazioni.
Fino al giorno in cui venne al mondo Alice, più precisamente fino al giorno in cui scoperse una cassa di banane piena di scritti in fondo al garage della casa famigliare. Che meraviglia!
Oggi Alice ha sedici anni. Il gusto della lettura l’ha profondamente radicato nei geni. Divora tutto ciò che le capita sotto mano e sotto gli occhi: manga, blog, saghe eroiche, autofinzioni, haiku, menù dei ristoranti, modi d’uso, pubblicità di shampoo, contratti di leasing. Ascolta libri auditivi, carica romanzi di vampiri sul suo tablet, lascia in giro le sue opere preferite, in palestra, dall’estetista, nelle funivie, nei gabinetti pubblici e negli shop delle stazioni di servizio.
Alice legge sempre e dappertutto. Addossata a un albero, sdraiata sull’erba o seduta su una panchina, nell’autobus, facendo la coda alla posta, comodamente collocata a casa sua su una morbida poltrona o nella vasca da bagno…
Alice è la nipotina di Stacanopenna e di Sfoglietta.
È lei che mi ha raccontato la storia della cittadina in cui si leggeva senza ritegno.
Da leggere assolutamente ad alta voce.